La letteratura è morta?
Questo guest post è stato scritto da Emiliano Bernardelli.
“La ragazza ferma nel buio della sua stanza, la luce soffusa, il libro in mano, un libro come tanti, di narrativa, lei è poco più che sedicenne. Rinchiusa in quel mondo dal quale non vuole uscire, esclude la realtà, mentre respira la vita da quelle pagine. Tutto d un tratto, il libro si sgretola, pagina per pagina nelle sue mani, divenendo cenere, i capelli gli ricadono sul volto, alcuni sono diventati bianchi, dal letto vicino la voce di un bimbo la chiama mamma. Domani è un altro giorno di rutilante lavoro, un altro frenetico giorno, la mente è stanca, l’occhio lucente della TV, che un tempo non aveva in camera, spegne i suoi ricordi, i suoi problemi, gli occhi si chiudono sull’ennesima notte, una come tante in cui pensa – leggerò domani per svagarmi un po’ – se ne avrà il tempo e la vita glielo permetterà.
L’odore dei libri
Un tempo quando si leggevano i libri, almeno vent’anni fa, quello che ti restava, oltre alla storia, era l’odore della carta su cui erano stampati, ti rimaneva dentro pagina per pagina, come la storia stessa. Un odore tenue, a volte leggermente pungente, fisico, che noi malinconici lettori d’un tempo, alla “c’era una volta”, quali siamo, facciamo fatica a leggere e contemplare per ore uno schermo, freddo, scarno, a volte fastidioso, per assaporare e vivere un buon libro.
Ci dobbiamo adattare al decorso del tempo, freddo guardiano e lungimirante signore. Infatti anche l’anno scorso nonostante un leggero aumento rispetto a quello precedente, non si legge più, almeno sei italiani su dieci non lo fanno (qui potete trovare e scaricare il report ISTAT).
Alla base di tutto ciò manca un metodo di lettura consapevole, in particolar modo da parte dei più giovani, con il risultato finale che uno su cinque non capisce ciò che legge. Come al solito la colpa è scaricata alle scuole e ai genitori, la vita pressante e in alcuni casi in differita, non permette molte alternative.
Ma cosa si legge al giorno d’oggi?
Mi verrebbe da dire, di primo acchito, letteratura spazzatura, ma non possiamo nemmeno farne di un’erba un fascio, perché qualcuno ancora si distingue dalla massa. La massificazione multimediale oltre ai ritmi frenetici, il progresso con la semplificazione, in parte, della vita, hanno fatto in modo che giornali, quotidiani, e tv rimpiazzassero la letteratura (qui potete trovare un grafico molto esauriente a cura dell’internazionale).
In pratica ci dobbiamo fare gli affari degli altri, sapere tutto di tutti altrimenti non siamo contenti, rifugiandoci nelle telenovele o le serie TV.
Dobbiamo ammettere che la letteratura è cambiata radicalmente, quando andavo a scuola i libri che si leggevano erano Il libro cuore, I ragazzi della via Pal, Piccolo Principe, per passare poi ai Promessi Sposi, Il Conte di Montecristo, Uno nessuno e centomila, La metamorfosi, ecc. Era una letteratura fatta di introspezione, sentimento, che entrava in punta di piedi e ti faceva riflettere, come un buon amico. Altri sapevano condurti in paesi lontani, farti conoscere mondi sconosciuti, paure recondite, giocavano con le tue paure e ti tenevano avvinghiato alla sedia o al letto in tremenda attesa che una mano ossuta uscisse e ti portasse con lei e il giorno dopo non contento volevi tornare lì a vivere quei momenti.
In questo preciso momento in Italia ci sono più libri e scrittori, che lettori, tutti sembrano aver da dire qualcosa, quando molti testi risultano vuoti e vacui come pensieri informi, altri credono nel successo dietro l’angolo solo perché sono riusciti a pubblicare con un editore. Molti colpevolizzano le royalty milionarie, il guadagno facile, ma il fatto è che si dovrebbe guardare un po’ più a fondo, osservare la società in cui viviamo, se la colpevolizziamo perché malata, noi ne facciamo parte, dobbiamo ricordarci che una non esiste senza l’altra.
A voi l’ardua sentenza
Cosa ne pensate? Meglio una scrittura più cosciente votata a una lettura consapevole o vogliamo volgere il nostro tempo a scrivere inutili sermoni vuoti, perché alcuni libri attualmente sono degli ottimi ferma porta.
Questo è il mio sito Scripart
Informazioni sull’autore di questo post:
Emiliano Bernardelli, sono un editor e un writer coach, ma prima di tutto scrittore e poeta , lo faccio per passione, ho provato come molti la strada dello “scrivi per vivere” e come molti sanno in Italia non funziona proprio così.
Voglio mettere le mie esperienze al servizio di tutti coloro che vivono per questa passione o sono costretti a farlo, per le più svariate esigenze, mi potete contattare per qualsiasi informazione. Offro spunti su come iniziare a scrivere per tutti coloro che vorrebbero ma non sanno come fare, o che lo stanno già facendo ma non sanno come proseguire.
L’articolo è interessante, complimenti all’Autore. Detto questo vorrei sfatare un mito che spesso leggo anche su altri siti o su altri articoli vari. Si dice che in Italia “vi sono più scrittori che lettori”. In parte questo detto è esatto per quanto riguarda”i lettori”. Non sono del parere che “vi siano più scrittori”, come a dire “che vi sono molti scrittori”. Questo dato lo trovo in parte scorretto. Si dovrebbe più esattamente dire che in Italia “vi sono molte persone che scrivono” che però “non sono scrittori” nel significato più pieno e più corretto del termine. Fare lo scrittore è un mestiere in piena regola, e un mestiere non si impara tanto facilmente se lo vogliamo svolgere in modo pieno e corretto. Faccio un esempio. Se si vuole fare il meccanico di automobili, il mestiere non lo si saprà mai fare bene se conosciamo sommariamente solo “qualche parte” di tale mestiere. Sapere cambiare una ruota bucata, versare l’olio nel motore o mettere l’acqua nel radiatore o fare qualche altra cosa non vuol dire che “noi siamo dei meccanici”, ma vuol dire che abbiamo solo una infarinatura leggera di tale mestiere. Lo stesso vale per molti che oggi “scrivono” soltanto con qualche infarinatura di scrittura e letteratura e che sforzandoci non poco possiamo anche “definire scrittori che scrivono qualcosa”, ma che certamente “non sono scrittori di professione”. Questa è purtroppo la cruda realtà delle cose. Resta inteso “scrivere” e avere questa “passione della scrittura” rimane la cosa più importante, e che “in senso generico” si è già
uno scrittore/ trice ,ma “si è incompleti” e se si resta incompleti non si andrà da nessuna parte fino a che si diventi “qualificati per fare lo scrittore/trice. E per fare questo ci vuole molto impegno e soprattutto “molto amore per la scrittura” con tanta voglia di migliorarsi per divenire qualificati professionalmente. La strada è lunga, ma tutti coloro che amano scrivere possono riuscire a raggiungere tale meta. Auguro a tutti voi di poterci riuscire un giorno. Vi saluto.
Ciao Pietro benvenuto,
per quanto riguarda il discorso “in Italia ci sono più scrittori che lettori” io credo che questa espressione in realtà, debba essere più inquadrata come una sorta di sana polemica, nei confronti di una reale situazione tutta italiana e certificata dall’ISTAT e dai suoi report annuali, che ci descrive come un popolo che legge poco.
D’altro canto invece chi bazzica gli ambienti degli scrittori indie, soprattutto nel web, in realtà si accorge presto che esistono numerosissimi aspiranti scrittori, piccoli scrittori indipendenti, gente che semplicemente ama scrivere anche se non pubblica; il contrasto che emerge tra web e la realtà apre quindi uno scenario, che implicitamente porta a ironizzare sul fatto che ci sia un numero elevato di scrittori o comunque presunti tali, in rapporto al ridotto numero di lettori… my 2 cents